Giro d’Italia attraverso i libri oggi vi porta in Trentino Alto Adige, più precisamente in Alto Adige. Arriviamo fin qui per raccontare la storia di un territorio dal destino molto tormentato. Il libro che vi proponiamo è Resto qui di Marco Balzano edito da Einaudi.
“Resto qui”: l’antefatto
Prima di entrare nel vivo del romanzo, è necessario ripercorre brevemente gli avvenimenti che ne costituiscono l’antefatto. Anche perché si tratta di avvenimenti non molto conosciuti dai nostri lettori studenti della lingua e della cultura italiana.
Resto qui è ambientato nel piccolo borgo di Curon, una cittadina oggi in parte scomparsa. Infatti, dell’antico paese resta ormai solo un campanile che emerge solitario in mezzo a un lago, come mostra l’enigmatica immagine della copertina del romanzo. La Curon di oggi, fu ricostruita più a monte dopo che il paese fu sommerso dall’acqua.
Cosa era successo?
Curon, come tutto il territorio dell’Alto Adige, fino alla prima guerra mondiale, combattuta tra il 1915 e il 1918, non era parte dell’Italia. Apparteneva, invece, all’Impero austro-ungarico, smembrato dai trattati di pace successivi alla fine delle ostilità. L’Alto Adige passò così forzatamente al Regno d’Italia (l’Italia divenne una Repubblica solo nel 1946, per saperne di più cliccate qui). Quasi tutta la popolazione (addirittura il 90%), però, era di lingua e cultura tedesca e non parlava l’italiano. Così, la vita di una popolazione di montagna, trascorsa immutabile per secoli, iniziò a cambiare e ad essere travolta dal flusso della Storia.
Naturalmente il governo italiano dovette affrontare sin da subito il problema dell’integrazione della popolazione germanofona. All’inizio si scelse una strategia di graduale inclusione, anche in considerazione della netta ostilità della maggioranza degli abitanti.
L’ascesa del fascismo e i cambiamenti radicali
L’orientamento cambiò radicalmente con l’ascesa del fascismo che iniziò una politica di coercitiva italianizzazione dell’Alto Adige. Pertanto si adottarono una serie di provvedimenti molto severi e drastici. Imposero infatti l’uso della lingua italiana come unica lingua ufficiale. Vietarono inoltre l’uso del tedesco negli uffici e nelle scuole. Promossero l’italianizzazione di tutta la toponomastica e dei cognomi tedeschi. Soppressero le scuole e i giornali di lingua tedesca. Infine incentivarono l’immigrazione interna da altre regioni dell’Italia per reclutare manodopera per la costruzione di una serie di grandi infrastrutture. A causa della violenza di questi provvedimenti, cominciò a crescere tra la popolazione di lingua tedesca un forte senso di identità e un’ostile resistenza all’integrazione.
Una nuova svolta si ebbe in seguito all’alleanza di Mussolini con Hitler. Infatti nel 1939 un accordo tra i due dittatori stabilì che i cittadini tedeschi potessero scegliere se abbandonare la loro terra ed emigrare in Germania (i cosiddetti “optanti”) o se restare e accettare di rinunciare alla propria cultura di origine in favore di quella italiana (i cosiddetti “rimanenti”). La stragrande maggioranza della popolazione scelse con dolore di emigrare in Germania, ma poi tutto fu interrotto dallo scoppio della Seconda guerra mondiale.
“Resto qui”: la trama
Entriamo ora nel vivo della Storia con il romanzo Resto qui.
Il romanzo prende le mosse proprio negli anni del fascismo, quando il sogno di diventare un’insegnante della giovane Trina si frantuma a causa delle nuove leggi restrittive del fascismo.
Trina allora, insieme ad altre giovani colleghe, inizia ad insegnare nelle scuole tedesche clandestine che nascono in quegli anni come prima forma di attiva resistenza culturale. Il rischio assillante di essere scoperti e puniti è altissimo, proprio come accade a una sua cara amica che viene condannata a lasciare per sempre il paese.
Sulla vita della comunità di Curon incombe anche un’altra minaccia. Il governo fascista, infatti, per promuovere la modernizzazione del paese, delibera la costruzione di un’imponente diga per realizzare una centrale idroelettrica.
Per realizzare la diga il progetto prevede l’allagamento della valle dove si trova il paese. Di conseguenza la popolazione è costretta ad abbandonare le proprie case. Pertanto dopo la violenza dell’omologazione culturale, gli abitanti si trovano a lottare contro la prevaricazione che li vorrebbe cancellare. Trina è ancora in lotta, accanto al suo amato marito Erich.
Tutti questi avvenimenti, Trina li racconta in un diario che scrive per la figlia, scomparsa una notte in modo misterioso. Solo in seguito scopriremo che l’amata figlia è fuggita con gli zii da un’Italia ormai ostile verso la Germania.
Le vite dei personaggi fra le frontiere e la guerra
Le vite di tutti i personaggi di Resto qui con i loro amori, le forti amicizie, il senso di appartenenza a una comunità e a una terra, le tradizioni, i profondi vincoli familiari devono misurarsi con l’impeto della storia e con la terribile guerra di fronte alla quale prenderanno strade divergenti. Tutte le vicende del romanzo si svolgono lungo una frontiera tra mondi prossimi e antagonisti. Non solo la frontiera linguistica, ma anche quella tra progresso e tradizione. Non solo la frontiera tra chi decide di partire e chi decide di restare. Ma anche la frontiera politica tra i combattenti per l’Italia e chi decide di disertare come Erich, tra fascisti e nazisti, come il figlio di Erich e Trina, e tra fascisti e partigiani.
Trina cercherà fino all’ultimo almeno nel suo piccolo mondo di risanare le fratture.
Anche se il fascismo sarà sconfitto, l’acqua inonderà lo stesso la valle e la vita delle persone.
Per approfondire
Se volete conoscere meglio la storia di Curon, potete cercare il documentario del 2019 Il paese sommerso di Georg Lebergh. Per vedere il trailer cliccate qui.
Il fascino di questo paese è testimoniato anche nella serie proposta da Netflix. Per vedere la serie cliccate qui.
Buona lettura e buon divertimento!